sabato 5 gennaio 2013

Semaforo rosso per Treviso, le Zebre corte di un punto - Updated

Italiane in campo nel venerdì di Pro12, tredicesimo round, ed entrambe sconfitte, ma due storie molto diverse.
Benetton Treviso fa harakiri a Glasgow (responsabile primo non il "giapponese" Loamanu ma altro "pacifico"), dove i Warriors passeggiano sui biancoverdi per 41-7; mentre le Zebre sfiorano per l'ennesima volta il colpaccio contro una grande e perdono per un punto a Swansea contro gli Ospreys: 16-15 il risultato finale.

Per la formazione di Christian Gajan il sogno di conquistare la prima vittoria nel torneo - per di più in trasferta - dura fino all'inizio dell'ultimo quarto, poi pare svanire ma ritorna negli ultimi dieci minuti di gara. Due mete realizzate dalla coppia di mediani di mischia che si dà il cambio: prima Alberto Chillon al 25', poi Tito Tebaldi a ridosso del 70'. In precedenza gòi ospiti si portavano in vantaggio con Chillon (piazzato e meta) fino al 3-8 della mezz'ora, chiudendo il primo tmepo sul 6-8. Lo spavento per i padroni di casa si prolungava fino oltre l'ora di gioco, quando Dan Biggar, autore di tutti i punti dei suoi, metteva a segno il piazzato che portava gli Ospreys per la prima volta in vantaggio (9-8). Tre minuti dopo, undici dal fischio finale andava in meta, trasformandola e apparentemente chiudendo la partita. Invece la riapriva la meta di Tebaldi al 62', trasformata da Daniel Halangahu che fissava il divario a un solo punto e apriva al solito finale frantic, in cui prevaleva l'esperienza dei pur giovani Ospreys davanti al proprio pubblico spaventato ma sempre a sostegno e alla fine sollevato. Gran prova spavalda dei meno esperti bianconeri, cui  mancano solo, oltre alla freddezza nel finale, qualche punto dalla piazzola: se Chillon non trasformava la sua stessa meta, nella ripresa nemmeno Halangahu, entrato dalla panchina per Roberto Quartaroli come primo centro, riesce a trovare la via dei pali con un penalty. Errore al piede anche per Biggar, ma infila tre calci di punizione che pesano nell'esito del risultato e soprattutto segna la meta gallese che arriva da una palla persa dalla franchigia italiana in proiezione offensiva, giocata al largo. Le Zebre chiudono il primo tempo in vantaggio e con un uomo in meno per il giallo alla terza linea sudafricana Andries van Schalkwyk

L'imprecisione al piede ci sta, è una costante delle Zebre da inizio stagione a cui pone rimedio Luciano Orquera, quando è disponibile: tra Gonzalo Garcia dalla distanza, Chillon, Halangahu e Tebaldi che si danno il cambio alla piazzola, la media è appena sufficiente. Ci sono precedenti che raccontano di parecchi punti lasciati sul campo (tra cui le sfide di campionato contro l'Ulster e i Cardiff Blues), non riuscendo a rappresentare un fattore che compensi l'imprecisione di un gioco volutamente portato agli estremi delle capacità di gestione dei volonterosi ma inesperti e poco affiatati parmigiani. Comunque, onore alle Zebre: la cronaca che arriva dal Galles racconta di una buona difesa e di un attacco che riesce ad infilare due mete contro l'unica dei padroni di casa, la settima in trasferta. Poteva essere il risultato a sorpresa della giornata, considerato anche il turn over operato dallo staff tecnico alla vigilia, per molti versi forzato dagli infortuni ma che responsabilizzava i meno esperti con un "vediamo un po' come ve la cavate a nuotare in acque profonde". E' andata che per il solito punticino mancante non ci è scappato il colpaccio in esterna. Gioco spietato ma profondamente educativo il rugby, e complimenti ai perdenti.  

Quanto ai Leoni veneti, si ritrovano al cospetto di un Glasgow che dimostra deciso e spavaldo di valere i playoff, contrariamente agli avversari. Un cartellino rosso sventolato in faccia a Manoa Vosawai dopo appena sei minuti per spear tackle ai danni del capitano scozzese Al Kellock, la dice lunga sui motivi della brutta resa dei trevigiani, pure arrivati a ranghi completi e con qualche ambizione, visti i risultati nel recente passato al Scotstoun Stadium. Cinque mete a una (quella della bandiera biancoverde porta la firma di Francesco Minto al 52'), con i soliti DTH van der Merwe, Stuart Hogg (doppietta) e Tommy Seymour a marcare visita - l'intero triangolo allargato, dove peraltro Treviso è in inferiorità numerica per la sostituzione operata da coach Franco Smith dopo l'espulsione, inserendo Simone Favaro per Ludovico Nitoglia. Alla festa scozzese si aggiunge il mediano Nikola Matawalu. Hogg, Seymour e van der Merwe dialogano per la prima meta (25'), mentre Seymour al 39' va di intercetto per fissare sul 27-0 il punteggio al termine della prima frazione. I Warriors abbassano il ritmo ad inizio ripresa e Minto marca meta, a rimarcare come gli equilibri di forze potevano esser decisamente diversi senza l'abituale  "eccesso di zelo" dell'arbitrino celtico di turno (Italiano, del pack e pure Isolano? Allora il cartellino scatta come un riflesso condizionato), pure servito in vassoio d'argento,va detto, dal momento da mona del flanker trevigiano.  Nel finale al 74' gli Scots approfittano della lingua fuori della Benetton prima con Matawalu per il punto di bonus, dopo quattro minuti con la seconda meta di Hogg. Balzo in alto di Glasgow grazie ai 5 punti, addirittura al secondo posto in attesa delle altre gare. 

Altri risultati - Ulster torna alla vittoria con un secco 47-17 sulla ex seconda della classe Scarlets, cinque mete all'attivo e marcate tutte nella ripresa (primo tempo chiuso sul 9-3). Pack prolifico con le terze linee Robbie Diack e Nick Williams, la seconda linea Neil McComb, una penalty try, infine si aggiunge l'ala Andrew Trimble. Per Llanelli segnano Josh Turnbull e l'utility back Adam Warner.

Update 5/1: al posto della sfiorata sorpresa Zebre, il colpaccio inatteso riesce alla claudicante Cardiff, che clamorosametne va a vincere nientepopodimeno che in casa di Munster, che pareva lanciatissima all'inseguimento di Ulster: finale 6-17, due mete a zero. Dopo lo stitico 3 pari di fine primo tempo, i gallesi approfittano del numero colossale di errori di handling dei padroni di casa (quasi trenta, mai sentito) e decollano da inizio del secondo con la meta dell'ala 20enne Owen Williams alla terza partita di Celtic. Nel finale è la meta del nr.8 irlandese dei Blues Robin Copeland, prelevato dai Rotheram Titans del Championship inglese, a chiudere inopinatamente la partita. Rifilando peraltro un ulteriore schiaffo a Treviso, che prima stava sopra Cardiff e ora non più.
Altra Minnows sotto Treviso in gran spolvero è Connacht, la quale infligge una pesante punizione ai Dragons: 30-11, tre mete a una e 15 punti al piede di Dan Parks ma niente bonus.

In classifica Ulster si conferma davanti a tutti staccandosi ulteriormente con 52 punti, ben 11 di vantaggio sulla seconda che ora sono i Warriors con 41, grazie ai 5 punti gentilmente concessi da Treviso.Leinster è terza con 40, gli Ospreys guadagnano l'ultimo posto playoff a 39 punti, mentre le sconfitte spingono Scarlets e Munster fuori zona semifinali, rispettivamente con 38 e 37 punti ma le distanze con le altre pretendenti sono minime eccezion fatta per la capintesta. Giù lontano nella seconda parte della classifica, Cardiff sottrae la leadership delle Figlie di un Dio Minore a Treviso - 28 punti contro 27 - comunque per adesso sempre ben distanziata da Edinburgh ferma a 22, ora tallonata da Connacht che sale a 20. Staccati i Dragons con 14, per le Zebre c'è il sesto punto di bonus (uno è anche offensivo).

In Premiership, Leicester sorpassa allo scadere: Tigers vincono in trasferta l'anticipo del 13° turno del campionato inglese per 19-14 con i Worcester Warriors, che all'intervallo conducevano per 19-5. Titolare Martin Castrogiovanni, la cui ammonizione al 21' costa ai suoi il piazzato del 14-0; al 39' invece il giallo va all'apertura di casa, il sempre produttivo Andy Goode. David Lemi marca per Worcester al 14', Goode ci mette il resto dalla piazzola prima del sin bin. Leicester sfrutta immediatamente la superiorità numerica rispondendo con l'eterno Scott Hamilton ad un minuto dalla fine della prima frazione, quindi nel secondo tempo per ben due volte ottiene una penalty try: la prima al 53' per il 14-12 (non appena il Castro. nazionale viene sostituito in prima linea da Cole e Munipola da Ayerza), la seconda giunge al 79' ed è quella che decide le sorti dell'incontro.

Nell'anticipo del Top14, abbastanza scontata ma come al solito faticata vittoria di Biarritz in casa su Agen per 16-11, una meta per parte. Iniziano alla grande gli ospiti, che lasciano il loro cannoniere Chistian Barnard in panca, così come i padroni di casa risparmiano Yachvili: va in meta il nr.8 tongano Opeti Fonua, in linea col connazionale Ueleni Fono e col franco Remy Vaquin. I padroni di casa recuperano l'8 pari alla mezz'ora con la meta del tallonatore Arnaud Heguy. Dopodiché l'esperto Peyrelongue all'apertura, col più giovane Lesgorgues in mediana, distanzia dalla piazzola gli ospiti fino al 13-8 di fine primo tempo, superando l'opposto Ben Seymour, 22enne appena arrivato dopo un solo anno con Western Force, dove ha giocato oltre 600 minuti di Super Rugby. L'ingresso nel secondo tempo dei padroni della piazzola Barnard e Yachvili (che peraltro lascia a Peyrelongue la responsabilità), non muta gli equilibri fissati nel primo tempo. Non disprezzabile il punto di bonus difensivo guadagnato da Agen, coi tempi che corrono per il club di Patrick Sella.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Certo Manoa ha una grossa responsabilità,ma quello che emerge non dalla partita in s'è ma dal ripetersi degli eventi,fa sempre più pensare allo spessore molto discutibile del managment trevigiano,delle scelte estive ,della preparazione atletica che Smith vuole e non Benvenuto,e che per il terzo anno porteranno TV fra la 8 e decima posizione.Questo e' il meglio che abbiamo e li accettiamo,ma cambiare dopo tanti anni Munari e Smith e' la cosa da fare.

Abr ha detto...

Secondo me parti bene ma poi manchi il bersaglio.

Partiamo da dove concordo: la lettura realista del sintomo. Inutile "venderci fumo", l'esito finale per TV sarà probabilmente ancora attorno al 10' posto, tre o quattro posti più in basso del voluto/dovuto. E sono il primo ad essere un po' stanchino dei soliti discorsi "in Europa è dura".

Ciò detto, la "cura" che proponi mi lascia un po' così.
A parte che la trovo un po' calciottarda ("le cose vanno male, cambiamo allenatore"), bene cambiamo pure Smith, Munari e anche Zatta, MA CON CHI?
Smith non sarà Vern Cotter, Jake White o Schimdt ma con tutto il rispetto non è neppure Cavinato. Idem cum patate per gli altri due.

Andiamo ai problemi veri, non alle scorciatoie da bar sport: primo responsabile del 10' posto probabile è a mio avviso come l'anno scorso, il prelievo della nazionale tra febbbraio e marzo che è sempre peggio, oramai siamo a 18/24esimi di nazionale trevigiana.
Da fine dicembre ad aprile senza vittorie, ecco come si cade dal settimo posto attuale (la GIUSTA collocazione: primi/secondi della seconda fascia celtica) al decimo.
La critica che faccio allo staff di TV è concreta: non riuscire ancora a instillare l'importanza fondamentale dei punti di bonus, dato che tale situazione è al momento non risolvibile (pare siano arrivati solo a qualche compromesso molto "tattico" con Gavazzi: un paio di doppi tesseramenti, stranieri usabili più liberamente).

Altro problema è il "PESO REALE" italiano in Celtic. Non la fantomatica "credibilità" bada bene (quella la lasciamo ai babbei pro Monti).
Senza PESO REALE in Lega Celtica, non influenzi nessun arbitro straniero. A parte che per come è fatta, la stessa Lega Celtica conta una fava sulle Federazioni celtiche. Quindi ciccia, finisce che perdi troppe partite per un punto o per un cartellino di troppo.

Vedremo dalla fine del Sei Nazioni cosa faremo con i celti: should we stay or should we go? Io credo che la prossima sarà l'ultima stagione celtica per le italiane, dipenderà anche dal compromesso che raggiungeranno per le coppe europee, è tutta geopolitica molta interconnessa e consequenziale.

Il mercato? Puro senno di poi. Loamanu, Budd & company so' bravini ma certo, non fanno fare il salto di qualità. Per quello il "culo" non serve, servono molti più soldi e diversi anni di acclimatamento: vedi Brock James, Luke McAlister, Jonny Wilko stesso ...

Detto tra noi poi, nel caos particolare questo Glasgow è troppo superiore alle nostre per impensierirsi in casa, anche a parità di giocatori in campo.

Abr ha detto...

Tutto ciò detto, quindi: non è colpa di nessuno?
NO. Troppo facile, questo non è calcio e quindi le scorciatoie "nazional-popolari" non producono mai granché.

Per me servirebbe tanto per cominciare più chiarezza "sistemica", per poter programmare pluriennale.
Non mi riferisco alle prospettive "tattiche" di piccolo cabotaggio (un paio di doppi tesseramenti, uso meno vincolato degli stranieri etc.) che uno minimamente più ragionevole di Dondi come Gavazzi concederà senz'altro in mancanza di meglio; mi riferisco alle prospettive strategiche.

Banalmente, si farà ancora Celtic dopo la stagione prossima? O è il caso di iniziare a programmare un "atterraggio morbido" in Italia? Perché coi contratti almeno biennali non si scherza ...

E a tutti quelli che vi dicono, Smith di qua Munari di là, rispondetegli che non ci sono più le mezze stagioni, che la Juve non ha rivali nemmeno quest'anno e offritegli da bere ... ;)

Hooker ha detto...

Infatti, programmi pluriennali e di sistema! Servono strategie che abbiano obiettivi ambiziosi ma realizzabili e con tempistiche realistiche! Se si vuole giocare con i grandi serve questo, altrimenti lasciamo perdere il professionismo.
Treviso non fa sistema da sola, credo che lì stiano provando a fare le cose seriamente. Non so quanti errori abbiano o meno fatto da quelle parti, ma in ogni caso non fanno sistema da soli.
A questo punto bisognerà vedere se si rimane in Celtic e a che condizioni, in funzione di questo si dovrebbe programmare seriamente a partire dalla federazione!
Non è possibile pensare che se i signori Benetton decidono di non investire più nel rugby si torna a 20 anni fa, allora a che serve avere una federazione?

Abr ha detto...

"Treviso fa sistema da sola": infatti è la contraddizione in termini cui è ridotta da un sistema che non c'è mai stato, nonostante i roboanti proclami e ha sempre navigato a vista. E chi non fa non sbaglia.
Il punto è che programmare pluriennale va contro i cromosomi oramai irrimediabilmente tattici di tutti tifosi inclusi, scacciando quel poco di positivamente austro-svizzero che ci rimaneva.

Credo che i Benetton non batterebbero ciglio a tornare in Italia: significherebbe ridurre di un terzo le necessità di esborso.

ale ha detto...

Sentendo l'ambiente e alcuni giocatori mi par di aver capito che il rinnovo della Celtic sia molto più vicino di quello che pensiamo, anche perchè a treviso si muovono per i contratti...

Detto questo, è da un po' che penso alla fine del rapporto tra Treviso e Smith, credo che il suo l'abbia fatto, ma dubito che riesca a trasmettere e a far crescere ulteriormente la squadra.
Intendiamoci, ha fatto un lavoro eccezionale, soprattutto sulle basi, organizzazione difensiva, schemi di gioco abituali. Manca quel qualcosa in più nella gestione del gioco, evidenziata dalla monodirezionalità dell'azione di tv.

Altri fattori che mi hanno portato a questo ragionamento sono le modalità di gestione che ha della preparazione fisica, è un allenatore che vuole controllare in prima persona tutto.
Altro fattore credo che sia il tempo, Smith è da molto tempo che è a Treviso, con lo stesso gruppo di giocatori, se con il prossimo anno non riusciranno a raggiungere degli obbiettivi che entusiasmino (soprattutto i giocatori) quella voglia di emergere(soprattutto come squadra e gruppo più che singoli naturalmente) che l'ingresso alla Celtic ha portato ho il timore che possa scemare. Quattro anni di pressochè identici risultati finali, può frustrare l'ambiente.

In definitiva credo che la dirigenza di Treviso debba aspettare la fine del prossimo campionato (2014) e tirare le somme, non penso che la sostituzione di Smith possa essere una scelta così scellerata e pallonara.
Naturalmente sempre che ci sia la disponibilità di un tecnico degno del ruolo, che altrimenti meglio continuare col Sudafricano...

Abr ha detto...

Buona info ale: se rinnovano contratti è buon segno, ancorché non decisivo soprattutto se riguarda gli italiani (chiaro che la fir spinga perché restino "sotto controllo", in Keltia o in Eccellenza che sia).

Su Smith, apprezzo il tuo approccio ragionato.
Ribadito che siam d'accordo, Franco Smith non è forse nemmeno in potenza un Vern Cotter cioè un innovatore vincente ed esperto (e inserito in un contesto da over 20 milioni di budget l'anno), personalmente la vedo così: lui e la squadra di TV tutta - giocatori e staff tecnico-dirigenziale - crescono assieme, pari passo.

Rallentati o mandati addirittura indietro da qualche intoppo esterno, tipo infortuni/punti di domanda nei neo acquisti (sono tutti meno d'impatto di quanto si sperava), e poi il peso impressionante sulle spalle della nazionale e gli arbitraggi (tema che si credeva risolubile da solo col tempo che passa, con dosi di "montiana" CREDIBILITA' a suon di vittorie in casa e fuori. Non è così, non basta né in politica né in Celtic).

Il fatto che Smith cresca pari passo con la squadra, implica che a volte (o sovente?) non dia contributi decisivi: il cambio azzeccato, la formazione perfetta.

La questione sottende però una filosofia di fondo, mutuata dai grandi club europei tipo Tolosa, che Tv vuole giustamente imitare (nel suo relativo piccolo): il leit motif è CONTINUITA' e ATTACCAMENTO ALLA BANDIERA.
I bravi mercenari di passaggio alla Mourinho, per definizione non sono adattabili in tale visione. Questo è il perché di Smith: allevato all'interno, nella "collegialità" (o Accademia?) e piaccia o meno ral efisoosofia non mi trova certo in disaccordo.

Sulla preparazione fisica: fossi in Smith, anch'io vorrei controllare tutto. E' pagato per quello, per coordinare il tutto e fornire alla fine risultati.
Sta alla società mettere a disposizione di Smith esperti giusti "di nicchia", che sappiano dare all'head coach le dritte giuste sotto la sua responsabilità e diritto di decisione finale. Sennò diventa democrazia all'italiana cioè casino deresponsabilizzato.

I risultati su cui verrà misurato: non dimentichiamo, finora ci sono, sesto/settimo posto in competizione col Cardiff, realisticamente ci siamo. Vero è che il periodo difficile arriva adesso, il fieno accumulato in cascina è poco e certe sconfitte per un punto fan male; ma i morti si contano alla fine della guerra.

Sul fatto che sia "incistato" nell'ambiente: c'è chi dice che Smith coi giocatori sia fin troppo duro e scostante. E' in ogni caso una conseguenza VOLUTA di quella filosofia di continuità e identità di cui si diceva.

Credo in conclusione che il tema head coach faccia parte degli obiettivi di lungo termine di una società, modello Cotter, Novés, Graham Henry stesso.
Successo o fallimento in tale tipo di approccio, sono una questione COLLEGIALE.
Ciò detto, nulla è eterno sotto il sole: la fine della stagione prossima (quindi a partire dalla fine di QUESTA stagione per attrezzarsi per tempo) sarà a mio avviso il momento giusto per tirare le somme e verificare il dare-avere, il rapporto tra talenti dati e risultati forniti. Bilancio che vale per tutti, da Zatta fino al magazziniere.

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